Snorri Sturluson – Il lupo Fenrir e Týr il monco

Ecco una testimonianza del coraggio di Týr: quando gli Asi convinsero il lupo Fenrir a lasciarsi legare col laccio Gleipnir, e quello non volle credere che essi l’avrebbero poi liberato finché non gli misero in pegno tra le fauci la mano di Týr.
E quando gli Asi non lo vollero sciogliere, esso con un morso mozzò via la mano nel punto che ora è detto «giuntura del lupo», e il dio ha una sola mano e certo non può dirsi un pacificatore degli uomini …

Fenrir

Il lupo, gli Asi lo condussero presso di loro e soltanto Týr aveva il coraggio di andar da lui per dargli da mangiare.
Ma quando gli dèi videro quanto cresceva ogni giorno e che tutte le profezie confermavano che esso era predestinato alla loro rovina, gli Asi presero la decisione di fare una catena robustissima, che chiamarono Lœðingr e la portarono al lupo e gli chiesero di provare la sua forza su questo vincolo.
Ma al lupo ciò non parve difficile e lasciò che facessero a loro piacimento. E subito al primo sforzo che il lupo fece la catena si spezzò. E così si sciolse da Lœðingr.
Dopo di ciò gli Asi fecero una seconda catena due volte più robusta della prima e la chiamarono Drómi e chiesero al lupo di provarla e dissero che avrebbe acquistato gran fama per la sua forza se anch’essa, un tal capolavoro, non avesse potuto reggere.
Ma il lupo pensò che questa catena era molto robusta e che al contempo, da quando lui aveva spezzato Lœðingr, la sua forza era cresciuta, e giunse alla conclusione che doveva pur esporsi al rischio se voleva acquistare gloria e si lasciò mettere il vincolo.
E quando gli Asi si dissero pronti, il lupo si scosse, sbatté la catena contro il suolo e scuotendola violentemente e con grande sforzo la spezzò tanto che i frammenti volarono lontano. E così si liberò di Drómi …

Dopo questo fatto gli Asi temettero che non sarebbero mai riusciti a incatenare il lupo. Allora Alföðr inviò colui che ha nome Skírnir, il messaggero di Freyr, giù nel paese degli Elfi oscuri, presso certi Nani, e fece preparare da costoro il laccio che si chiama Gleipnir.
Esso era fatto di sei cose: rumore di passi di gatto, barba di donna, radici di montagna, tendini d’orso, respiro di pesce e sputo d’uccello …

Fenrir-TyrQuella corda riuscì liscia e morbida come un nastro di seta, ma solida e forte …
Quando questo laccio fu portato agli Asi, essi ringraziarono molto il messaggero per la sua fatica. Poi gli Asi chiamarono il lupo, gli mostrarono il nastro di seta e lo invitarono a lacerarlo e dissero anche esso era un po’ più robusto di quanto si potesse giudicare all’apparenza considerando il suo spessore; e se lo passarono l’un l’altro e lo provarono tendendolo con le mani, ed esso non si ruppe.
Ma tuttavia, dissero, il lupo l’avrebbe certamente spezzato.
Allora il lupo rispose: «Così pare anche a me, con questo nastro, e che io non possa guadagnarmi alcuna gloria spezzando un laccio tanto sottile. Ma se esso è fatto con inganno e scaltrezza, nonostante la sua poca apparenza, allora questo vincolo non legherà mai i miei piedi».
Allora gli Asi dissero che avrebbe strappato facilmente un sottile nastro di seta, lui che aveva spezzato grosse catene di ferro.
«Ma se tu non sai spezzare questa corda, nemmeno puoi incutere paura agli dèi, e allora ti slegheremo».
Il lupo disse: «Se voi mi legate in modo tale che io non riesca a liberarmi, vuol dire che agite con tale falsità verso di me, che ne passerà del tempo prima di ricevere aiuto da voi! Non ho voglia di lasciarmi mettere addosso questa corda. Ma invece di invocare il mio coraggio, uno di voi metta la mano nelle fauci come garanzia che ciò viene fatto senza frode».
Gli Asi si guardarono l’un l’altro e sembrava adesso che la difficoltà fosse doppia e nessuno voleva offrire la propria mano, finché Týr tese la mano destra e la mise in bocca al lupo.
E quando il lupo punta i piedi e fa forza, il laccio si fa più duro e quanto più duramente egli si affaticava, tanto più la corda incideva nel corpo.
Allora tutti risero, tranne Týr. Egli perse la mano.
Quando gli Asi videro che il lupo era completamente legato, presero la correggia che usciva dalla corda, l’assicurarono a una grossa pietra e fissarono questa giù nel profondo della terra.
Presero una pietra grandissima e la spinsero ancor più profondamente nella terra per ancorare il tutto …

Il lupo spalancava le fauci e faceva disperati tentativi e cercava di azzannarli.
Gli infilarono in bocca una spada, l’elsa premeva sulla mascella inferiore e la punta sul palato: essa è dunque il suo morso.
Il lupo ulula spaventosamente e la saliva gli scorre fuori dalla bocca, e questo è il fiume che si chiama Speranza.
Là esso rimarrà fino alla fine del mondo.

(Snorra Edda, Gylfaginning: 25 e 34)