Rabelais – La Regola dei Telemiti

Tutta la loro vita trascorreva non secondo leggi, statuti o regole, ma secondo la loro volontà e libero arbitrio. S’alzavano dal letto quando gli pareva e piaceva; bevevano, mangiavano, lavoravano, dormivano, quando ne avevano desiderio: nessuno li svegliava, né li obbligava a bere o a mangiare o a fare la minima cosa.
Così aveva stabilito Gargantua. La loro Regola consisteva in questo solo articolo:

FA’ QUELLO CHE VUOI

perché persone libere, ben nate, ben istruite, che frequentano oneste compagnie, sentono per natura un istinto e inclinazione che sempre li spinge ad atti virtuosi, e li tiene lontani dal vizio: ed è ciò che essi chiamavano onore. E per contro, quando per vile soggezione o prepotenza si trovano repressi e asserviti, rivolgono il nobile affetto, in virtù del quale francamente tendevano al bene, ad abbattere ed infrangere tal giogo di servitù: perché noi siamo sempre spinti a fare quello che ci è proibito, e a desiderare quel che ci è negato.

Gargantua
E proprio per tal libertà, assunsero una lodevole emulazione di fare tutti quello che vedevano fare a uno di loro. Se qualcuno o qualcuna diceva: «Beviamo», tutti bevevano; se diceva: «Giochiamo», tutti giocavano; se diceva: «Andiamo a spasso per i campi», tutti ci andavano. Se si trattava di cacciare col falcone, le dame, montate su belle giumente, col loro palafreno di parata, portavano ciascuna sul pugno graziosamente guantato uno sparviero, o un lanaiolo, o uno smeriglio; e gli uomini gli altri uccelli.

(Rabelais, Gargantua e Pantagruele, 1: 57)