L’educazione (παιδεία) non è proprio come la definiscono taluni che ne fanno professione. Essi dicono che, essendo l’anima priva di scienza, sono loro a istruirla, come se in occhi ciechi ponessero la vista.
Invece il presente discorso vuole significare che tale facoltà insita nell’anima di ciascuno e l’organo con cui ciascuno apprende, si devono distrarre da ciò che diviene (εκ τού γιγνομένου) e ruotare su se stessi con tutta l’anima, allo stesso modo che non è possibile volgere l’occhio dall’oscuro al luminoso se non con tutto il corpo; e questo si deve fare finché l’anima divenga capace di resistere alla contemplazione di «ciò che è» e della sua parte più luminosa.
C’è dunque un’arte apposita di volgere attorno quell’organo, e nel modo più facile ed efficace. Non è l’arte di infondervi la vista: quell’organo essa già lo possiede, ma non è rivolto dalla parte giusta e non guarda dove dovrebbe; e a quell’arte spetta appunto di occuparsi di questa sua conversione.
(Platone, Repubblica, 7: 518bd)